Bambina muore per appendicite non diagnosticata: condannata ASL al risarcimento

CONDANNATA ASL AL RISARCIMENTO PER IL DECESSO DI UNA BAMBINA CON APPENDICITE NON DIAGNOSTICATA

Nel caso odierno ci occuperemo della condanna al risarcimento dei danni pronunciato in capo all’Asl di Rimini in seguito ad un’accertata errata diagnosi effettuata dal medico del pronto soccorso che ha erroneamente dimesso una bambina omettendo di effettuare dei controlli specifici.
I fatti attengono al caso di una bambina di 5 anni accompagnata in pronto soccorso dalla madre dopo la comparsa di forti dolori addominali e febbre alta.
Il medico del pronto soccorso, dopo aver visitato la bambina, le diagnosticava una infezione alle vie urinarie, le prescriveva alcune analisi e la dimetteva.
Sfortunatamente le condizioni della piccolina non miglioravano e solo due giorni dopo le dimissioni, la bambina accusava un improvviso  malore, aveva perso conoscenza e non rispondeva più agli stimoli esterni.
Allertata l’autoambulanza, veniva condotta tempestivamente in ospedale, ma nonostante lo sforzo profuso dai medici, la bambina moriva.
In seguito a quel tragico evento, fu incardinato un giudizio che si concluse con l’accertamento della responsabilità del medico del pronto soccorso per errata diagnosi poiché aveva diagnosticato- frettolosamente e senza il supporto di plurimi esami clinici- una infezione alle vie urinarie a fronte di un’appendicite.
L’autopsia sul corpicino della bambina chiariva che il decesso della medesima era ascrivibile all’errata diagnosi formulata in pronto soccorso.
Purtroppo questa notizia di cronaca mette in luce alcune criticità che ancora oggi segnano i reparti del pronto soccorso.
Qui molto spesso, a causa di una carenza di personale medico e a causa anche di una inesperienza del personale sanitario, si delineano i contorni di episodi alquanto tragici.

Nel caso di specie, infatti, è emerso giudizialmente che la giovane professionista, per errore, non ha messo in atto una diagnosi differenziale assolutamente fondamentale per inquadrare il reale quadro clinico della bambina, sottovalutando la gravità della situazione.
È evidente che la dottoressa abbia sbagliato, tuttavia è al pari lapalissiano che non occorre solo puntare il dito verso chi ha commesso l’errore quanto trovare delle possibili soluzioni per evitare che simili ipotesi possano ripresentarsi.
Dunque, è chiaro che se solo la giovane dottoressa fosse stata affiancata da personale esperto questo episodio non si sarebbe verificato.

 

Dott. Luigi Pinò


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