Bambino morto soffocato dalla madre mentre lo allattava

Bambino morto soffocato dalla madre mentre lo allattava

Nella notte tra il 7 e l’8 gennaio un neonato è morto all’ospedale Sandro Pertini di Roma soffocato dalla madre che lo stava allattando. La notizia del decesso del piccolino ha sicuramente turbato l’opinione pubblica generando varie discussioni specialmente sull’importanza di assistere la mamma nei momenti successivi al parto e su cosa potrebbe essere effettivamente messo in atto per limitare il rischio che simili episodi possano ripetersi. Il problema della carenza di personale ha conseguenze negative anche nei reparti di ginecologia perché non sono presenti tanti operatori sanitari quanti ne servirebbero per poter garantire il sostegno e l’appoggio ad ogni puerpera; quindi il numero ristretto del personale non permette alle mamme di avere un pieno appoggio nelle primissime fasi dopo il parto.
La nascita di un bambino agli occhi dei genitori dovrebbe essere un momento di estrema gioia e felicità, ma non vi è dubbio che l’assistenza alla coppia dovrebbe essere un must ineliminabile almeno nel primissimo periodo.
Nel caso di specie comunque la donna, dopo un travaglio di tantissime ore, aveva chiesto al personale sanitario di portare il bambino nella stanza con gli altri neonati perché si sentiva eccessivamente provata e quindi molto stanca.
Le sue richieste non sono state debitamente prese in considerazione.
Bisogna ricordare che in ogni caso sono previste tutta una serie di azioni e comportamenti per rafforzare il legame tra la madre e il bambino, per regolarizzare la temperatura corporea del neonato, per favorire anche la produzione del latte nella puerpera (neomamma).
Una pratica già condivisa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e Dall’Unicef è quella del “rooming in” tramite la quale è consentito alle madri di tenere, subito dopo il parto, il neonato nella stessa stanza con sé in modo da incentivare l’allattamento al seno e diminuire il distacco tra madre e figlio che si verifica, invece, quando il piccolo viene preso e portato nella stanza con altri bambini.
E poi ancora normalmente si cerca di mettere il bambino, dopo l’allattamento, in una culla a sé stante per evitarne il possibile schiacciamento da parte della madre.
In ogni caso occorre mettere in atto pratiche per rafforzare il rapporto madre-figlio, diminuire lo stress post parto da parte della puerpera e cercare di arginare la depressione seguente alla nascita del bambino.
Solo con delle iniziative ad hoc si possono notevolmente ridurre casi come quelli che si sono verificati la notte del 7 gennaio.

Dott. Luigi Pinò


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