Errato dosaggio farmacologico
La relazione medico-paziente presuppone un rapporto di massima fiducia da parte di quest’ultimo nei confronti del primo.
Ricordiamo che recenti studi dimostrano che i medici italiani sono tra i migliori professionisti d’Europa ma non sono pochi i casi di malasanità che si registrano annualmente nel territorio nazionale.
Ad onor del vero, occorre pure riconoscere che molto spesso, prima di recarsi dal medico, si cerca di rinvenire informazioni dal mondo del web e sempre più di frequente si arriva non solo a formulare già a casa la diagnosi ma, in alcuni casi, peccando di grave presunzione, ci si illude di poter sapere più del dottore improvvisando cure fai da te.
Niente di più errato, perché la medicina non è una scienza perfetta ma un’arte estremamente complessa e, dunque, non ci stancheremo di ribadirlo, l’ultima parola spetta sempre e comunque al professionista che dovrebbe avere un bagaglio culturale e conoscitivo adeguato a supportare scientemente il paziente, in base al concreto quadro clinico di riferimento.
L’uso del condizionale è voluto dal momento che non rappresentano affatto una rarità le ipotesi di errata terapia o di errato dosaggio nella somministrazione della cura medica.
In casi simili, il paziente- degente ha diritto di richiedere un giusto ristoro del danno patito e subìto.
Molto spesso infatti da un’errata terapia farmacologica o da un non idoneo dosaggio della stessa, derivano al malato gravi conseguenze: si pensi, ad esempio, ad un peggioramento della sintomatologia e/ o delle condizioni fisiche iniziali o all’insorgenza di nuove problematiche precedentemente non presenti sul soggetto.
A tal riguardo si rammenti che i farmaci possono influenzare negativamente tutti i sistemi dell’organismo a vari gradi di intensità. Tra le reazioni più lievi ci sono sonnolenza, nausea, prurito, ed eruzioni cutanee. Reazioni gravi includono difficoltà respiratorie, danno epato-cellulare, anafilassi (grave reazione allergica) , emorragia.
In seguito ad un errato dosaggio, inoltre, potrebbero scaturire degli effetti collaterali, oppure ancora delle reazioni allergiche, o delle malattie iatrogene o eventuali dipendenze fisiche dal farmaco.
Non meno frequenti sono le ipotesi di una maggiore propensione del soggetto a sviluppare neoplasie, o addirittura il cosiddetto effetto teratogenico, cioè la conseguenza per il bambino di riportare, alla nascita, dei danni strettamente correlati alla somministrazione di un farmaco alla madre durante la gravidanza.
Senza voler esaurire tutti gli scenari possibili si pensi, altresì, all’insorgenza di una eventuale tossicità organo-specifica.
È fuor di dubbio che, dunque, svariate possono essere le conseguenze connesse ad una errata somministrazione terapeutica. Come abbiamo provato ad evidenziare, possono derivare dei riflessi di minore o maggiore entità e gravità che vanno ad alterare e ad incidere più o meno negativamente sulla prosecuzione della vita del paziente.
Pertanto, nei casi anzidetti, sarà opportuno rivolgersi ad un legale esperto nel settore, incardinare un giudizio contro il medico e/o contro la struttura sanitaria responsabile, allegare il peggioramento clinico, dimostrare il nesso eziologico e formulare la richiesta del danno patito ed il ristoro del medesimo.
Avv. Franco Di Maria Avv. Vincenza Pinò