Omessa diagnosi di patologia terminale – Medico condannato al risarcimento del danno
Medico condannato al risarcimento del danno, per omessa diagnosi in una patologia terminale, per aver leso il diritto di autodeterminazione del paziente.
Nel campo della responsabilità medica, una sentenza innovativa è la n.34813/2021 della Corte di Cassazione in cui il medico viene condannato a risarcire il paziente per mancata diagnosi in una malattia inguaribile, perché viene violato il diritto del paziente terminale di scegliere autonomamente come affrontare la fase terminale della propria vita.
Secondo la Corte di Cassazione, il bene oggetto di lesione non è solamente la salute, ma anche il diritto del paziente di scegliere come affrontare la prospettiva della morte, oramai vicina.
La Corte di Cassazione già con la sentenza n.7260/2018, aveva esteso l’area dei danni risarcibili in caso di omessa diagnosi nelle malattie terminali perché veniva riconosciuto, oltre al danno recato all’integrità fisica della paziente, la lesione all’autodeterminazione del paziente nella misura della mancata scelta delle alternative esistenziali adottabili dal medesimo.
Non a caso, spetta al paziente decidere come vivere le ultime fasi della vita; solo il soggetto direttamente interessato può esprimere la propria volontà, accettare o meno la sofferenza e il dolore, potendo persino rinunciare anche all’aiuto di un intervento medico.
Nel caso di specie, un dermatologo si rendeva responsabile per non aver diagnosticato – in occasione di una visita specialistica- la presenza di un melanoma.
Tuttavia, il medico sia nel primo grado di giudizio che in appello non era stato ritenuto responsabile della morte della paziente poiché lo stato della malattia era in fase avanzata e, quindi, l’errata diagnosi non era stata condizione essenziale per il decesso della paziente.
La novità assoluta sta nel fatto che, nonostante la condotta omissiva non abbia avuto alcun effetto sullo sviluppo della patologia, sulla sua durata e sull’esito finale, ad essere compromessa è stata la qualità della scelta di vita della paziente e si tratta di evento dannoso perché è stato limitato il diritto della paziente di scegliere come affrontare l’ultima fase della sua vita.
Questa nuova tipologia di danno suscettibile di risarcimento si ripercuoterà sicuramente sul mondo dei professionisti sanitari e per cercare di non subire condanne il sanitario dovrà continuamente aggiornarsi e usare un linguaggio più chiaro e semplice possibile sia per il paziente che per i suoi familiari per essere sicuro di fornire le informazioni più complete possibili.
Ricordiamo che spetta al medico la prova di aver fornito una completa e dettagliata informazione in modo da non ledere il diritto all’autodeterminazione del paziente, che così resta pienamente libero di decidere come affrontare l’ultima fase della sua vita.
Dott. Luigi Pinò