Ostetrica sbaglia durante il travaglio causando danni permanenti al bambino: costretta a risarcire l’ospedale
OSTETRICA SBAGLIA DURANTE IL TRAVAGLIO CAUSANDO DANNI PERMANENTI AL BAMBINO ED È COSTRETTA A RISARCIRE L’OSPEDALE PER UNA SOMMA PARI A 500 MILA EURO
Questo nuovo caso di malpractice medica è avvenuto presso l’Ospedale di Chiari, in provincia di Brescia, nel 2015 dove un’ostetrica avendo effettuato un monitoraggio errato della frequenza cardiaca del nascituro, ha fatto sì che il medesimo rimanesse a lungo senza ossigeno.
A causa della complicanza respiratoria prolungata nel tempo, il bambino riportava danni neurologici permanenti specialmente in campo posturale e motorio e lamentava anche deficit nello sviluppo.
Inizialmente la famiglia presentava una querela per procedere penalmente contro la ginecologa e l’ostetrica.
Successivamente, grazie all’accordo raggiunto con l’ospedale di Chiari per un risarcimento di 1,5 milioni di euro, i genitori del bambino ritiravano la querela nei confronti delle professioniste.
Dopo il pagamento della somma concordata, l’azienda sanitaria segnalava l’accaduto alla Corte dei Conti, che successivamente citava in giudizio sia l’ostetrica che la ginecologa.
La Corte dei Conti, dopo l’istruttoria iniziale, condannava l’ostetrica a risarcire l’ospedale di Chiari per una somma pari a 500 mila euro poiché nel corso della perizia, era risultata evidente la responsabilità in capo all’ostetrica per i danni occorsi al piccolo, mentre la ginecologa veniva assolta.
Secondo i giudici della Corte dei Conti in capo alla ginecologa non è configurabile l’ipotesi di colpa grave.
Ed invece, i medesimi rilevavano le responsabilità ascrivibili all’ostetrica poiché dai suoi errori e dai suoi ritardi dipesero i gravi danni riportati dal nascituro.
Cerchiamo di capire come si svolsero i fatti concretamente e i comportamenti adottati da entrambe le professioniste.
Nel caso in esame, si è verificato lo stesso problema (valori critici della frequenza cardiaca con il rischio che il feto andasse in sofferenza) in due momenti diversi.
La prima volta l’ostetrica, seguendo le leges artis, chiedeva l’aiuto della ginecologa tempestivamente e, grazie all’intervento di quest’ultima la situazione tornava sotto controllo.
La seconda volta, invece, l’ostetrica non comprendeva i dati del tracciato cardiaco che evidenziavano una sofferenza fetale e non informava debitamente la ginecologa.
L’errore dell’ostetrica è stato determinante nel provocare i danni permanenti al nascituro, mentre la ginecologa è stata assolta perché non completamente informata sulla gravità della situazione e sulla necessità di intervenire, il più rapidamente possibile, per impedire il danno.
In estrema sintesi, potremmo dire che nel comportamento dell’ostetrica è configurabile l’ipotesi di colpa grave e proprio per questo motivo è stata ritenuta responsabile e ha dovuto risarcire l’ospedale di Chiari con una somma pari a 500 mila euro.
Dott. Luigi Pinò